Immobiliare: la rivoluzione della classe energetica

Il mercato immobiliare italiano ripartirà dalla Direttiva europea sul miglioramento della classe energivora.

La direttiva europea sull’aggiornamento della classe energivora degli immobili sembra segnare il punto di svolta del modello abitativo, portando con sé ripercussioni importanti per il mercato immobiliare.

L’immobiliare continuerà, quindi, ad essere una asset class di riferimento? È sicuramente questa la domanda che si stanno ponendo investitori e proprietari di casa, preoccupati dal gap infrastrutturale che riguarda il patrimonio immobiliare italiano, sia pubblico che residenziale, una realtà molto lontana dal poter essere considerata green. Certo gli effetti del Bonus 110% hanno sicuramente mostrato che un miglioramento è possibile ma che molto resta ancora da fare. Il recente taglio del bonus 110% non sembra però remare verso quella direzione che l’Europa potrebbe richiedere in tempi che non sono poi tanto lunghi.

COSA DICE LA DIRETTIVA EUROPEA

Secondo la bozza messa a punto dal Parlamento europeo, gli edifici con le peggiori prestazioni (cioè appartenenti alle classi G, F ed E), pubblici e non residenziali, dovranno raggiungere la classe D entro il 2030, per quanto riguarda invece gli immobili residenziali e di edilizia sociale il tempo a disposizione si allungherà fino al 2033. Ma ci saranno delle deroghe specifiche in base alle circostanze nazionali. Mentre l’obiettivo finale è quello di raggiungere le zero emissioni entro il 2050. Un traguardo davvero ammirevole ma che sarà possibile solo con una presenza davvero importante da parte delle istituzioni, Nazionali ed europee.

Il voto sulla direttiva, intanto, è slittato al 9 febbraio, una volta approvato il dossier in plenaria, inizieranno i negoziati con il Consiglio, probabilmente a marzo. C’è ancora tempo prima di conoscere nel dettaglio la realtà di questa corsa al virtuosismo energetico. Intanto, com’è normale, montano i malumori, tanto che il relatore della proposta, l’irlandese Ciaràn Cuffe, ha rilasciato un’intervista al Sole 24 Ore. Nel suo intervento, Cuffe, ha voluto chiarire alcuni punti controversi della direttiva, come appunto quello legato agli allarmismi su una possibile svalutazione immobiliare e quelli sull’utilizzo degli immobili non conformi con quanto disposto dal Europa.

COSA DICONO GLI ESPERTI DELLA DIRETTIVA UE SULLE CLASSI ENERGIVORE?

Da Confedilizia, ad esempio, i moniti alla direttiva Ue hanno riguardato il rischio di una tensione senza precedenti sul mercato. Da Fimaa, invece, hanno parlato di svalutazione del patrimonio immobiliare italiano.

Ma la vera differenza, è opportuno chiarirlo, la farà il legislatore e un mercato immobiliare che ha sempre smentito le più pessimistiche visioni degli analisti di settore, come abbiamo visto con gli effetti del Covid.

Andando controcorrente, quindi, vogliamo fortemente considerare come un’opportunità la sfida del rinnovamento delle classi energivore. Ponendo, ovviamente, come conditio sine qua non, le capacità del legislatore italiano di trasformare in un coefficiente di prosperità e ricchezza, quelle che saranno le linee guida tracciate da Bruxelles.

IL RECEPIMENTO NEL DIRITTO NAZIONALE

Prima di ogni catastrofistica previsione è bene ricordare che l’Europa sta lavorando ad una direttiva e non a un regolamento europeo. Questo è il motivo per cui la conditio sine qua non per una valutazione positiva di una corsa verso l’abbattimento della classe energivora degli immobili sta tutta nell’operato del legislatore italiano. Tutte le direttive europee devono essere recepite e trasposte nel diritto nazionale.

L’Europa traccia la direttrice ma saranno i governi nazionali a mettere in moto un piano di ristrutturazione del proprio patrimonio immobiliare.

VENDERE O AFFITTARE CASA DIPENDERÀ DAI LEGISLATORI NAZIONALI

Cuffè ha tenuto a precisare che la direttiva non introduce alcun limite alla vendita o alla locazione di immobili che non siano in linea con l’entrata in vigore di quelli che dovrebbero essere i nuovi parametri di efficientamento energetico, precisando che a decidere saranno i governi nazionali.

LA SPINTA VERSO L’ECONOMIA GREEN SI TRADURRÀ IN CRESCITA

Crediamo da sempre nel mercato immobiliare come asset class e come bene rifugio. La casa è stabilità, famiglia, la casa è il primo pensiero degli italiani. Per questo confidiamo che le giuste condizioni messe in campo dal legislatore nazionale produrranno effetti positivi che porteranno ad un’esplosione del mercato immobiliare in Italia.

Sul mercato interno, quello costituito dalle famiglie e dagli piccoli e medi investitori, una riqualificazione del patrimonio immobiliare non potrà che avere degli effetti positivi. È chiaro che questa riqualificazione debba essere legata ad una serie di finanziamenti e bonus.

Azioni in grado di mettere in moto non solo l’offerta di lavoro nel settore edilizio ma di far crescere un indotto che è in crescita già da tempo. Il mercato della green economy, domina ormai l’economia globale. Ottimizzare i consumi è molte volte legato anche al miglioramento dei livelli di comfort all’interno delle nostre case. Dalla programmazione degli impianti di condizionamento da remoto ad altre soluzioni innovative che rientrano non solo nell’ambito delle soluzioni green ma anche in quelle del wellness, il comparto dell’innovazione e del risparmio energetico rappresentano punti sempre più importanti quando si sceglie una casa.

Se il nuovo corso dell’abitare è quindi sempre più orientato verso soluzioni in grado di abbattere i costi e rispettare l’ambiente e questi due punti sono strettamente interconnessi tra loro, è intuibile che la differenza tra un immobile di qualità ed uno che ha segnato il passo la faranno anche gli interventi votati al rispetto dell’ambiente.

In Italia come ha più volte tenuto a precisare Andrea Barbera il gap tra queste due realtà immobiliari è destinato ad aumentare se non ci saranno interventi strutturali in grado di invertirne la rotta, con una differenza sostanziale anche in termini di prezzi, come avviene già ora.

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