L’andamento del mercato immobiliare mostra un rallentamento imputabile all’inflazione galoppante e ai tassi di interesse che sono arrivati ad oltre il 5% in meno di due anni. Ma c’è un’altra considerazione che rende meno dure le previsioni sul mercato e riguarda lo stock disponibile.
Calano le transazioni immobiliari a causa dell’inflazione e dei tassi dei mutui che intaccano il potere d’acquisto degli italiani, ma forse, l’andamento degli scambi è influenzato anche da un’offerta di case sul mercato si è molto ridotta.
Stando ai risultati emersi dallo studio del Consiglio Nazionale del Notariato, il 2023 si chiuderà con un calo delle transazioni immobiliari di circa il 10,5%. Quanto ai mutui, invece, le richieste scenderanno ancora, facendo segnare un meno 23,8%.
Se, quindi, l’inflazione e i tassi di interesse sui mutui sono i principali colpevoli delle statistiche che fotografano il primo semestre immobiliare del 2023, c’è però una riflessione sullo stock disponibile sul mercato che si è ridotto nel corso degli anni. Se il rallentamento a cui assistiamo è sicuramente influenzato dalle congiunture economiche, dall’altra il coefficiente rappresentato dall’offerta incide su un rallentamento più fisiologico che catastrofico.
Anche un’analisi del portale Immobiliare.it presenta il dato sull’offerta di immobili in calo del 12% rispetto all’anno precedente. La spiegazione plausibile è che dopo più di due anni in cui abbiamo assistito ad un dinamismo quasi insperato, in considerazione degli effetti del Covid e del conseguente lockdown, ora il mercato sembra aver saturato la forte domanda a cui abbiamo assistito, a cui si aggiunge una clientela sempre più esigente ed in cerca di un immobile più in linea con il nuovo modello abitativo.
Quali sono stati gli stock che hanno reso il mercato davvero rovente lo abbiamo analizzato in molti dei nostri articoli. Le richieste dei clienti che si rivolgono a Barbera Group per un investimento immobiliare, hanno dimostrato che il gap tra gli immobili di qualità e gli immobili con punti deboli grossi come macigni è sempre più evidente.
Se il covid sarà ricordato come uno dei capitoli più tristi della nostra storia, possiamo però ribadire che ha influito sul mercato immobiliare stimolando quel risveglio delle coscienze che ha riportato la casa ad una centralità che si era persa da troppo tempo.
Una casa più grande, una casa con spazi esterni, una casa adatta a svolgere il proprio lavoro in smartworking, una casa sicura e a basso impatto ambientale.
Cosa c’entra tutto questo con il rallentamento del mercato in quest’ultimo semestre?
Una visione molto chiara sembra essere quella di Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, istituto indipendente di studi e ricerche che analizza i mercati immobiliari.
Secondo Breglia “L’anno scorso è stato un anno particolarmente proficuo per il mercato immobiliare, ci aspettavamo di ritornare più o meno alla normalità. È un po’ esaurita l’onda del post Covid e siamo tornati su livelli medi, non vedo nessun segno di anomalia. Rimangono i problemi strutturali del mercato italiano, ossia la carenza di offerta. Anzi, mi stupisco di come siano riusciti a fare così tante compravendite, dal momento che chi ha case belle difficilmente le vende, anche perché oggi c’è l’alternativa della locazione breve, da cui trarre guadagno. Quindi riuscire a trovare ogni anno un milione di case da vendere sul mercato non è semplice. Nei primi anni del secolo l’offerta era di mezzo milione di case nuove, ora ce ne sono 50mila”.
È una riflessione importante che trasmette il potenziale di città come Roma, dove stiamo assistendo ad una riqualificazione che, sull’onda del modello milanese, riporterà il mercato a performare in modo straordinario. Dal sempre crescente interesse di investitori internazionali e brand del lusso, alla costruzione di nuove realtà abitative che riuniscono privacy, esclusività e il fascino immortale della Città eterna, il mercato immobiliare romano ci regalerà grandi sorprese nel medio periodo.